1145
Galardo, un viaggio alla scoperta di origini lontane
Il nome “Galardo” sembra derivare da “Al Galid”, attribuito dal noto geografo Arabo di nome Idrisi che, su commissione del Re Ruggero II di Sicilia si stabilì a Palermo nel 1145 e realizzò una raccolta di carte geografiche poi divenute famose in tutto il mondo. Il lungo viaggio nel Meridione portò Idrisi a scoprire infatti un gruppo di poche case attorno a una corte principale, “Al Galid” appunto: un luogo immerso nella natura incontaminata, di una pace quasi surreale, un luogo che ancora oggi tanti di voi amano considerare “fuori dal tempo e dallo spazio”.
Galardo, quando fu scoperta da Idrisi, aveva quella struttura che noi Siciliani amiamo definire “Baglio”, un tipo di architettura comune in molte parti della nostra isola e che ricorda i tipici feudi Medievali. Possiamo raccontarvi che, con tutta probabilità, in quei caseggiati gli arabi-normanni abitavano con semplicità, conservavano stagionalmente i frutti dei loro raccolti, vivevano la quotidianità rurale.
1400
Galardo nel medioevo
Galardo, nei secoli, diventa un Monastero e viene gestito dalle sapienti suore della Curia del S.S. Salvatore di Corleone, tra la metà del ‘400 e la metà dell’800. Fu stupefacente ritrovare alcuni documenti in cui le monache annotavano anno per anno e con dovizia di particolari i profitti derivanti da ogni terreno, quasi come se fossero delle moderne commercialiste e ragioniere! Dopo la soppressione però di 117 Monasteri nell’Italia Meridionale avvenuta qualche anno dopo lo sbarco di Garibaldi in Sicilia, nel 1860, il Feudo “Galardo” viene anch’esso redistribuito in seguito a una progressiva privatizzazione. Si avvia così una nuova era, l’era della famiglia Provenzano.
1872
Da Monastero ad Azienda Agricola, l’inizio di una nuova epoca
Vogliamo parlarvi della nostra storia come un viaggio nel tempo, un percorso fatto di fatiche, duro lavoro ma anche di unione, condivisione e soprattutto tanta, tanta dedizione.
Il feudo Galardo viene acquistato dal nostro trisavolo Sebastiano Provenzano nel 1872 il quale lascerà in eredità al nipote Nunu’ un’azienda agricola avviata e alcuni terreni coltivati prevalentemente a grano.
Fu Nunu’ ad intraprendere la prima grande ristrutturazione di Galardo: visionario già allora, trasformò quel rudere arabo-normanno in azienda competitiva, nel rispetto sempre delle sue architetture originarie.
Nunu’, diminutivo di Sebastiano (nome ereditato dal nonno) fu capace di diversificare la produzione, assumere personale, allargarsi oltre i confini iniziali dell’azienda acquistando ulteriori terreni nella Provincia di Palermo, diventano un personaggio di spicco in tutto il Corleonese: il “Cavaliere Provenzano”, lo chiamavano così a Palermo.
1900
Da quattro generazioni, un olio tutto al femminile
La produzione di olio d’oliva a Galardo risale agli inizi del ‘900, periodo in cui nonna Paola, poi divenuta suocera di Nunu’, comincia ad appassionarsi alla coltivazione dei suoi ulivi in territorio Trapanese.
Dopo Paola, è la volta della figlia Orsola Briuccia che ben presto diventerà l’amata moglie di Nunu’: Donna discreta, elegante, dotata di una singolare grazia, forte e determinata allo stesso tempo, talmente tanto “moderna” nelle sue convinzioni che decide di portare avanti il prezioso lavoro iniziato dalla madre.
1940
Orsola e Nunu’: un Amore sincero, un antico “ponte” verso il futuro
Siamo negli anni '40, periodo in cui in Sicilia, vuoi per convinzioni e usi sociali, vuoi per retaggi culturali, alla donna erano affidato i classici lavori domestici: la donna non era adatta a stare sui campi con e come gli uomini. Nonna Orsola, Donna di grande cultura e senso di responsabilità, decide di mettersi in gioco come imprenditrice agricola, mai abbandonando l'eleganza che la caratterizzava.
Orsola non era sola e mai lo fu: sposa infatti Nunu’ con il quale ebbe 5 splendidi figli, insieme condividono la passione per l’agricoltura, si completano caratterialmente come un puzzle a incastro perfetto.
Una storia d’Amore che li porta a unirsi per sempre nella vita e nel lavoro, concentrando le loro energie e le loro eredità per realizzare un progetto agricolo unico: Galardo. Orsola porta in dote infatti i suoi terreni Trapanesi (Baglio Nuovo), Nunu’ quelli Corleonesi (Roccamena), spalancando le porte del progresso.
Un’unione questa, Signori, che geograficamente e simbolicamente abbiamo scelto di identificare in un ponte realmente esistente e di origini arabe, il Ponte Calatrasi, a metà strada tra Roccamena e la Provincia di Trapani. Predominante però è e resta un profilo di Donna che ricorda i tratti somatici di Orsola e della sua omonima nipote che ha scelto di portare avanti una tradizione lunga 2 secoli.
Un profilo, un marchio che vuole celebrare non solo la bellezza, la nobiltà d’animo, l’eleganza e la grazia di tutte le giovani donne agricoltrici di oggi e di ieri, ma anche un nuovo modo di vivere e guardare l’agricoltura, un modo gentile e delicato tipico di tutte le donne.
Oggi
Due secoli, tre Donne, Quattro generazioni: Galardo, una missione di vita
Oggi Galardo rappresenta una realtà di 110 ettari coltivati a grano, sulla, piante officinali, oltre ad includere preziosi uliveti e un vigneto che ogni anno ci regala ottime produzioni di Grillo e Zibibbo.
Galardo, negli ultimi anni, si è tinta di colori nuovi e sfumature diverse grazie all’opera di Orsola Provenzano, nipote di Orsola Briuccia, che porta l’azienda ad essere riconosciuta per la prima volta a livello Internazionale: Orsola, grande appassionata di agricoltura fin da piccola, parte per l’America prima e poi in giro per l’ Europa e, fiera delle sue origini e della sua storia familiare, avvia il commercio di olio grazie anche a chi per primo ha creduto in lei e nella sua perseveranza.
Orsola lascia così un lavoro certo di Avvocato, lascia Milano dopo una laurea conseguita all’Università Cattolica, approfondisce i suoi studi nel settore agricolo-imprenditoriale all’Università di Palermo, diventa una delle prime Sommelier dell’Olio in Sicilia e si trasferisce quindi nella sua azienda, paragonandola a un gioiello da custodire e preservare con cura.